Tante le suggestioni: torri panoramiche, teatro galleggiante, visione della darsena da viale Farini grazie allo spostamento della stazione ferroviaria, nave ristorante e tunnel ferroviario sotto il Candiano... I Ravennati osservano e commentano per lo più con scetticismo. In un momento in cui si fatica a trovare i soldi per realizzare le cose più semplici, come qualche bagno decoroso in centro, o anche più complesse ma necessarie, come un parcheggio pluripiano, questo elenco di proposte così importanti a molti sembra un libro dei sogni.
Certamente i cittadini ravennati non vedrebbero favorevolmente la canalizzazione delle poche risorse disponibili nei prossimi anni su un unico progetto, seppur importante e atteso. Cosa diversa e ben più gradita sarebbe la mobilitazione di risorse di investitori interessati, pubblici o privati che siano. Sembra evidente che l'analisi degli aspetti finanziari è prioritaria e pregiudiziale rispetto a qualunque altra valutazione sulla validità dei progetti.
Comunque è sempre bene essere ottimisti, e il fatto che diversi soggetti si mostrino interessati e si stiano impegnando per formulare proposte è molto positivo.
Intanto, per iniziare, hanno stanno togliendo le grate che separano le banchine dalla pista ciclabile...
Ravenna 24 ore
Ravenna, la nuova Darsena prende vita
Rimosse le grate che separano la banchina dalla
pista ciclabile
La nuova Darsena prende vita ed inizia ad avvicinarsi alla città. Sono state
tolte infatti nei giorni scorsi le grate che separano la banchina dalla pista
ciclabile. “Si tratta di un progetto urbanistico dell’Autorità Portuale
finalizzato alla realizzazione di una nuova balaustra – spiega il vicesindaco
con delega al Porto Giannantonio Mingozzi. L’idea è quella di creare una
struttura di sicurezza in previsione degli eventi che saranno ospitati nel
quartiere, oggetto di riqualificazione” .
Resta ancora un punto interrogativo sulla questione dei gradini di cemento e la loro eventuale demolizione. Secondo alcuni infatti, tra cui il Movimento 5 Stelle, con la loro scomparsa verrebbe a mancare una caratteristica importante del quartiere, in grado di garantire la visuale allo specchio d'acqua che verrebbe altrimenti impedita.
Di questo ed altro si parlerà questa sera alle 20, all'Almagià, l'amministrazione comunale presenterà la bozza del Poc Darsena di città, in via Almagià 2. L’incontro pubblico si inserisce all'interno del percorso di partecipazione da parte di cittadini e associazioni nell’ambito del progetto “La Darsena che vorrei”, nato proprio per consentire ai cittadini interessati di compartecipare con le loro proposte.
Resta ancora un punto interrogativo sulla questione dei gradini di cemento e la loro eventuale demolizione. Secondo alcuni infatti, tra cui il Movimento 5 Stelle, con la loro scomparsa verrebbe a mancare una caratteristica importante del quartiere, in grado di garantire la visuale allo specchio d'acqua che verrebbe altrimenti impedita.
Di questo ed altro si parlerà questa sera alle 20, all'Almagià, l'amministrazione comunale presenterà la bozza del Poc Darsena di città, in via Almagià 2. L’incontro pubblico si inserisce all'interno del percorso di partecipazione da parte di cittadini e associazioni nell’ambito del progetto “La Darsena che vorrei”, nato proprio per consentire ai cittadini interessati di compartecipare con le loro proposte.
Ravenna & Dintorni
Due
torri panoramiche e parchi
in una darsena che si finanzia da sé?
Presentato finalmente il Poc con il piano di sostenibilità economica
di Federica Angelini
Per dare l’idea della ponderosità e complessità del documento, basti sapere che sono previste diversi riunioni solo con la commissione consiliare per approfondirne i vari aspetti. Del resto, l’assessore Libero Asioli ha fatto risalire l’ideale data di nascita addirittura al 1989, con l’idea di Marmarica. Il documento in questione è ovviamente il Poc Darsena, il Piano operativo comunale che dovrebbe essere approvato entro l’estate e che ora è realtà. È consultabile da giovedì 23 maggio ed è stato presentato alla cittadinanza in un incontro pubblico all’Almagià martedì 21.
Tra le novità che vengono forse chiarite per la prima volta in modo inequivocabile c’è l’idea di sostenibilità economica del progetto. In altre parole, tutti, o gran parte, dei fondi che serviranno a fare le grandi opere comuni (si parla di decine di milioni di euro, forse un’ottantina) dovranno venire da contributi, oneri, valorizzazioni di patrimoni pubblici del quartiere stesso. Costruire in Darsena dunque costerà di più, ma non sarà un quartieri per ricchi perché ci saranno anche progetti Erp e altre sperimentazioni come il cohousing, fortemente incentivate, e soprattutto perché il quartiere sarà “smart”, in grado di offrire l’avanguardia sotto tutti i profili dell’abitabilità.
Il piano ha di fatto accolto e tramutato in norme le linee di indirizzo che erano state esposte la scorsa estate e che, a loro volta, raccoglievano alcune indicazioni frutto del lavoro del percorso di partecipazione “La Darsena che vorrei” e alcune suggestioni collegate alla candidatura di Ravenna 2019.
Il quartiere, grande come il centro storico, si snoda da ovest a est lungo oltre tre chilometri del Candiano, dalla testata (dove ci sarà una piazza, un punto logistico, un parcheggio interrato) fino al ponte mobile. Da sud a nord è invece compreso tra via Montecatini (che cambierà corso) e via Trieste, che sarà però alleggerita dal traffico dalla nuova via di Spina che attraverserà parallelamente il quartiere (passando peraltro attraverso l’ex Sir). E a proposito di strade, tra le novità del quartiere rispetto al resto della città ci sarà il limite dei 30 km orari, non ci saranno parcheggi a raso, sarà privilegiata la mobilità pedonale e ciclabile.
In generale, l’attenzione alla sostenibilità ambientale riguarderà le premialità per chi costruisce in modo poco impattante, per gli edifici che saranno autosufficienti sotto il profilo energetico, per tetti e pareti verdi, per l’idrotermia (sfruttando il canale).
Tre le aree in cui sarà suddiviso il quartiere con altrettante vocazioni. La prima, quella in testa al canale, dedicata al turismo e al commercio dovrà avere al piano terra servizi pubblici o negozi. La seconda, il cuore, sarà più vocata alla cultura con spazi dedicati ad attività anche giovanili e creativi (si parla di un hub culturale).
La terza, la più vicina al ponte mobile, è quella a vocazione più mista dove potranno restare anche attività produttive, purché compatibili con la residenza. Residenza che dovrà essere suddivisa in percentuali di 30-50-30 percento rispetto alle tre suddivisioni.
Gli edifici dovranno concentrarsi sul waterfront, ma lasciare ampie vedute per non coprire il contatto tra il parco che, in destra canale, correrà parallelo al Candiano e dovrà connettersi alla banchina stessa. Il verde dovrà essere un colore dominante grazie a tre sistemi di parchi integrati e connessi tra loro.
Il parco delle arti a destra, che si estenderà come una fascia lunga e stretta per tutto il quartiere. Più raccolto quello in sinistra, che sarà il parco delle archeologie industriali. E poi un sistema di verde sportivo che potrebbe nascere attorno al Tiro a segno. Anche questa struttura peraltro inserita nelle archeologie da salvare, e proprio per i progetti che vanno in questa direzione e privilegiano l’uso pubblico degli spazi sono previste premialità in termini di edificabilità e oneri secondari.
Tra le novità anche due torri panoramiche come “porte del mare”, ossia due grattacieli con uffici e residenziale, da non confondere con quelle previste da Boeri in testa canale (del tutto scomparse). Le nuovi torri dovrebbero sorgere circa a metà del quartiere e affacciarsi dalle due banchine sul canale stesso. Del resto, per lasciare spazio al verde, la nuova darsena dovrà svilupparsi in generale verso l’alto con un limite massimo di 40 metri sul waterfront (e di 22 all’interno). Canale ovviamente da bonificare, così come i terreni su cui si andrà a costruire o ricostruire, anche queste voci che dovrebbero essere coperte con gli oneri pagati dai privati costruttori il cui interesse a investire nell’area è, in questo momento come mai prima, essenziale a dare il la al rilancio.
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