Negli anni del secondo dopoguerra Ravenna si trasforma profondamente grazie alla crescita tumultuosa del suo porto dal quale van scomparendo le vele delle barche dei pescatori. Lo sviluppo del porto è trainato dalla circostante zona industriale, fortemente caratterizzata da grandi stabilimenti chimici. Il cambiamento è ben rappresentato dal contrasto fra l'acquerello del 1954 di Gino Bagnari ( di S. Circassia) che ritrae la banchina del porto a Marina e la foto dello stesso periodo e dello stesso luogo.
Lo sviluppo economico ne risente positivamente, la popolazione cresce ma si creano anche le contraddizioni ambientali che permangono tuttora.
Anche il paesaggio muta e l'alternarsi delle luci e dei fumi della zona industriale con le nebbie e i colori delle valli e delle pinete rifletterà da quegli anni in poi le contraddizioni della realtà economica ravennate, perennemente in bilico fra porto e turismo.
Gli importanti investimenti legati alla crescita industriale consentono, a partire dalla metà degli anni '50, anche a molte piccole imprese ravennati, in particolare cooperative, di crescere e trasformarsi affrontando le sfide tecnologiche che la complessità delle nuove fabbriche comportavano. Oltre alla CMC, sopravvissuta al fascismo, anche il Consorzio Ravennate, allora "ACER", che raggruppava numerose piccole cooperative iniziò ad affermarsi nel mercato delle costruzioni.
Una interessante testimonianza di quanto successe in quegli anni è la seguente intervista ad Amleto Casadio, allora Presidente del Consorzio Ravennate.
Le parole di Casadio risultano ancora più interessanti se inquadrate nel clima di quegli anni ricostruito dai quattro video, pubblicati da Gianluca Missiroli nel gruppo "Ravenna Centro Storico" che documentano le caratteristiche della città e i principali investimenti industriali negli anni '50-'60 e che segnaliamo di seguito.
Lo sviluppo economico ne risente positivamente, la popolazione cresce ma si creano anche le contraddizioni ambientali che permangono tuttora.
Anche il paesaggio muta e l'alternarsi delle luci e dei fumi della zona industriale con le nebbie e i colori delle valli e delle pinete rifletterà da quegli anni in poi le contraddizioni della realtà economica ravennate, perennemente in bilico fra porto e turismo.
Gli importanti investimenti legati alla crescita industriale consentono, a partire dalla metà degli anni '50, anche a molte piccole imprese ravennati, in particolare cooperative, di crescere e trasformarsi affrontando le sfide tecnologiche che la complessità delle nuove fabbriche comportavano. Oltre alla CMC, sopravvissuta al fascismo, anche il Consorzio Ravennate, allora "ACER", che raggruppava numerose piccole cooperative iniziò ad affermarsi nel mercato delle costruzioni.
Una interessante testimonianza di quanto successe in quegli anni è la seguente intervista ad Amleto Casadio, allora Presidente del Consorzio Ravennate.
Una interessante testimonianza di quanto successe in quegli anni è la seguente intervista ad Amleto Casadio, allora Presidente del Consorzio Ravennate.
Le parole di Casadio risultano ancora più interessanti se inquadrate nel clima di quegli anni ricostruito dai quattro video, pubblicati da Gianluca Missiroli nel gruppo "Ravenna Centro Storico" che documentano le caratteristiche della città e i principali investimenti industriali negli anni '50-'60 e che segnaliamo di seguito.
Nessun commento:
Posta un commento