mercoledì 13 marzo 2013

21 A PROPOSITO DI MERCATO COPERTO


Massimo Trebbi  mi è piaciuta molto la soluzione adottata a Bologna, dove al posto del mercato coperto esistente hanno realizzato questa libreria - ristorante- spaccio alimentare. Ci sono stato ieri ed è stato piacevole immergersi in una piacevole confusione, quella dei mercati, in cui libri, scaffali di buoni prodotti alimentari e tavoli di ristorante si mescolano in una apparente confusione. Se a Ravenna la formula adottata sarà la stessa credo che la città si troverà davanti a una piacevole sorpresa!
Giuliano Preda quando ho lavorato in Sicilia, una dozzina di anni fa, ho scoperto a Catania una piccola ma bellissima libreria che contemporaneamente era anche bar. Pensate alla meraviglia di poter andare di domenica sera, anche tardi, a prendere un caffè e cercarsi un libro da leggere! 
Italo Boccafogli L'esito è interessante. Serva come precisazione che il centro nasce al posto del vecchio Cinema Ambasciatori. Il mercato coperto, in disuso, è proprio lì dietro e credo sarà oggetto di un intervento paragonabile, libreria esclusa.   
Per Massimo e per chi, vivendo fuori Bologna, conosca poco il luogo. Questo era il cinema Ambasciatori, ora è libreria con uno spazio per incontri, presentazioni, discussioni. Ma è anche bar, luogo ove consumare pasti rapidissimi fatti di un solo piatto, pasticceria, vendita di vini e prodotti alimentari fichi (ambito Slow Food), ecc. L'interno è ben progettato, una volta tanto. La prima foto è ripresa al terzo piano e oltre il coperto incombe la cupola barocca di S. Maria della Vita (quella che ospita la magica Pietà di Niccolò Dell'Arca). La seconda foto è presa dall'entrata secondaria, su via Delle Pescherie Vecchie e si intuiscono, credo, i tre piani che il progetto ha ricavato. Ciao a tutti
Massimo Trebbi Grazie della precisazione, purtroppo la mia ormai lunga lontananza da Bologna si fà sentire! Comunque dal punto di vista del risultato finale e della ripetibilità del modello rispetto al nostro mercato credo che il risultato non cambi, sei d'accordo? 
Italo Boccafogli No non cambia. E il progetto di Bologna è valido. L'unica cosa che non capisco è quale sia la ragione di mercato che fa chiudere i mercati centrali delle città mentre, ovunque, il tewrritorio si sta riempiendo di "mercati della terra", "gruppi d'acquisto solidali", eccetera, eccetera. E poi su questa cosa avevo già annotato proprio qui, credo. Ciao. 
 Marta Fiorentini scoprire che il mercato coperto sparisce è stato un colpo, nn ho ben capito in che modo verrà trasformato, per quanto riguarda la libreria-ristorante-spaccio alimentare  purtroppo a Ravenna nn ha funzionato la libreria caffetteria, in altre città funziona con aggiunta di mostre, nn mi spiego il perchè ma a Ravenna no
















Massimo Trebbi Sull'onda della piacevole visita al mercato rinnovato di Bologna, ho cercato in internet immagini del progetto di Ravenna: eccolo. Positiva sorpresa ( per me ): gli articoli sull'argomento sottolineano la volontà di assumere il progetto di Bologna come modello di riferimento.

Italo Boccafogli Open Project?

venerdì 8 marzo 2013

20 RAVENNA PIETRA SU PIETRA

Consiglio la visione dell'album RAVENNA PIETRA SU PIETRA di Vilbres Rabboni , una spendida raccolta di fotografie di preziosi e poco noti particolari architettonici  di Ravenna. Complimenti a Vilbres!

clicca qui:

Laina Maria Koskela Sono bellissimi!

Vilbres Rabboni Grazie! E sono tutti anonimi! O quasi.

Liisa Malkamo Bellissimi, hai ricercato del gioco della luce e l'ombra e colori. con successo, complimenti.

Vilbres Rabboni In realtà sono scatti frettolosi e poco curati, tutto prodotto in 2 mezze giornate. Ma i complimenti di un artista mi lusingano sempre. Grazie!




mercoledì 6 marzo 2013

19 DOCUMENTI SULLO SVILUPPO DI RAVENNA NEL DOPOGUERRA

Negli anni del secondo dopoguerra Ravenna si trasforma profondamente grazie alla crescita tumultuosa del suo porto dal quale van scomparendo  le vele delle barche dei pescatori. Lo sviluppo del porto è trainato  dalla circostante zona industriale, fortemente caratterizzata da grandi stabilimenti chimici.  Il cambiamento è ben rappresentato dal contrasto fra l'acquerello del 1954 di Gino Bagnari ( di S. Circassia) che ritrae la banchina del porto a Marina e la foto dello stesso periodo e dello stesso luogo.



Lo sviluppo economico ne risente positivamente, la popolazione cresce ma si creano anche le contraddizioni  ambientali che permangono tuttora. 




Anche il paesaggio muta e l'alternarsi delle luci e dei fumi della zona industriale con le nebbie e i colori delle valli e delle pinete rifletterà da quegli anni in poi le contraddizioni della realtà economica ravennate, perennemente in bilico fra porto e turismo. 


Gli importanti investimenti legati alla crescita industriale consentono, a partire dalla metà degli anni '50, anche a molte piccole imprese  ravennati, in particolare cooperative, di crescere e trasformarsi affrontando le sfide tecnologiche che la complessità delle nuove fabbriche comportavano. Oltre alla CMC, sopravvissuta al fascismo, anche il Consorzio Ravennate, allora "ACER", che raggruppava numerose piccole cooperative iniziò ad affermarsi nel mercato delle costruzioni.



Una interessante testimonianza di quanto successe in quegli anni è la seguente intervista ad Amleto Casadio, allora Presidente del Consorzio Ravennate.


Le parole di  Casadio risultano ancora più interessanti se inquadrate nel clima di quegli anni ricostruito  dai quattro video, pubblicati da Gianluca Missiroli nel gruppo "Ravenna Centro Storico" che documentano le caratteristiche della città e i principali investimenti industriali negli anni '50-'60 e che segnaliamo di seguito.













Gianluca Missiroli    Selezione di video relativi a Ravenna tratti dagli archivi storici dell'Istituto Luce

LA SETTIMANA INCOM 00223 DEL 10/12/1948, ITINERARI A RAVENNA








LA SETTIMANA INCOM 01647 DEL 1/05/1958, ZOLI E MATTEI INAUGURANO IL NUOVO IMPIANTO CHIMICO

L'impianto chimico di Ravenna, che sfrutta l'energia ottenuta dal metano, produce sia gomma sintetica sia fertilizzanti per l'agricoltura. La produzione di questi ultimi dovrebbe raggiungere le 60000 tonnellate, di cui una metà destinate all'esportazione.




SETTIMANA INCOM 02280 DEL 18/10/1962, NUMERO DEDICATO ALL'ATTIVITA' DEL PORTO E ALLA RAFFINERIA SAROM



venerdì 1 marzo 2013

18 PARTECIPAZIONE DEI CITTADINI AL PROGETTO DARSENA, IL SIGARONE



Un tema significativo esaminato nel lavoro svolto dai cittadini che hanno partecipato al progetto “La darsena che vorrei”, riguarda il recupero del cosidetto "sigarone", un fabbricato industriale realizzato negli anni '50. Sono due i gruppi di lavoro che ne hanno affrontato le problematiche. Per meglio comprendere le proposte si riporta un articolo comparso sulla stampa alcuni mesi fa, che descrive il progetto di recupero in via di elaborazione.

21/09/2012 

RAVENNA - “Il Sigarone non è un edificio straordinariamente importante dal punto di vista puramente architettonico, Il suo valore sta nel fatto che è portatore della memoria della città; il Sigarone è l’emblema di un passato che ha caratterizzato una parte importante della storia di Ravenna, e come tale va recuperato. Riteniamo che tale memoria sia parte del patrimonio collettivo e, pertanto, che il recupero dell’edificio debba essere portatore di una consistente funzione collettiva, attrattiva e fruibile da tutti. Questo è il motivo che ha condotto il percorso progettuale verso la definizione di una serie di risposte ad alto contenuto sociale": è quanto si legge nella relazione di Nuovostudio che ieri all'Almagià ha presentato il progetto di recupero dell'ex magazzino Sir che si trova in Darsena.  

Il progetto vale dieci milioni di euro e prevede due piazze pubbliche, di cui una sopraelevata che sarà più grande di piazza del Popolo, dove poter organizzare anche iniziative culturali, e un’altra leggermente più piccola a ridosso di un centro commerciale. E poi parcheggi, negozi, un bar con terrazza panoramica, spazi per uffici e alcuni appartamenti. “Tutto questo - si legge - mantenendo come suggestiva scenografia i grandi archi parabolici che resteranno nel tempo a testimoniare la presenza in città dell’ex magazzino Sir di via Maramotti, nel cuore della Darsena di Ravenna". L’ipotesi di recupero del cosiddetto Sigarone è stata presentata ufficialmente dall’architetto Emilio Rambelli e dall’ingegnere Gianluca Bonini nel convegno promosso dalla società proprietaria della struttura, l’Immobiliare Platani, che ha deciso di restituire alla città l’ex magazzino prevedendo a fianco delle destinazioni d’uso in grado di garantire oltre al ritorno economico (necessario in quanto trattasi di investimento di un privato su un’area privata) anche ampi spazi pubblici.  

“Si tratta di un progetto in grado di garantire il rispetto del vincolo della Soprintendenza – commenta il presidente dell’Immobiliare Platani, Daniele Baldini – e allo stesso tempo di far beneficiare alla città di un nuovo spazio pubblico, perfettamente inserito con quanto già costruito nell’area o in fase di costruzione". In sintesi ci si muove a partire dal recupero della struttura esistente – e più in particolare della grande ossatura in cemento armato che viene mantenuta e consolidata, mentre la copertura verrà demolita – quale simulacro della memoria storica del passato. In questa fase di progettazione preliminare è stata immaginata una rete in metallo a maglia larga che, disposta sopra gli archi, riproporrà l’immagine spaziale dell’ex magazzino, senza per questo impegnare staticamente la struttura, ma consentendo agli elementi atmosferici di attraversarla, creando nei mesi estivi una piacevole ombreggiatura. 

In breve, il progetto di recupero – spiegano da Nuovostudio – sfrutta il dislivello di circa 1,5 metri dalla strada di comparto, per realizzare un piano seminterrato di servizio dove ospitare la necessità di auto private. Sopra tale piastra, che diverrà una naturale piazza privata di uso pubblico, verrà collocata la destinazione commerciale, la cui copertura diverrà a sua volta un secondo spazio privato di uso pubblico, una nuova piazza quindi, di 3.200 metri quadrati, dove collocare anche una sala polivalente per eventi culturali e non solo. Su questa secondo piano è stato pensato anche un edificio, un elemento regolare rettangolare compatto di sei piani, dove condensare la maggior parte di superficie utile potenziale derivata dal lotto, in modo tale da poter “svuotare” così la parte interna del Sigarone, che rappresenta la spazialità più interessante dell’edifico esistente, e che cosi verrà mantenuta quasi inalterata. 

Le destinazioni d’uso della “stecca” in elevazione si ipotizzano miste: al primo livello saranno pubblici esercizi, al secondo spazio benessere, al secondo e terzo direzionale, mentre gli ultimi piani saranno destinati a residenze di qualità. Gli ingegneri si sono posti l’obiettivo della sostenibilità ambientale, richiamato anche nel logo “Sigar One” (con il “one” color verde “natura”) e che verrà perseguito attraverso l’utilizzo per il recupero di materiali naturali, ecostenibili, non nocivi e riciclabili: all’interno dell’ex magazzino è poi prevista una area verde nel margine nord che si raccorderà al parco della torre sul canale di Cino Zucchi.


Proposta n. 10: IL BELLO, LA MEMORIA, L’IDENTITÀ, IL FUTURO.

Oggetto:
Louis Kahn: “Architettura=fare spazi pensati”. Noi diciamo anche “spazi “pensanti””! Alla base di tutto c’è un’idea del bello e della città come luogo vivibile, accogliente ed integrato col resto della città. Noi collaboriamo per la stesura del POC: per rendere operative queste idee il Comune deve pensare ad una progettazione unitaria, concertata coi privati e che tenga conto in modo giusto dei loro diritti, ma a questa sovraordinata, attraverso un disegno urbano organico, inclusivo, flessibile e realizzabile nel tempo. Prima delle funzioni da assegnare ci sono gli “spazi”, che intendiamo come
“spazi liberi” e “spazi già edificati”
 
Quali proposte:
1) proposta: Censire questi “spazi” e stabilire il loro valore potenziale. Negli “spazi già edificati” l’archeologia industriale ha valore dominante, sia perché rappresenta la memoria e l’identità urbana del quartiere, sia perché si tratta spesso di edifici con una loro insospettabile ed intrinseca bellezza ed una potenzialità di utilizzo molto flessibile. Il censimento deve anche prevedere quali bonifiche effettuare per le aree inquinate.
 
2) proposta, articolata su tre livelli.
primo livello, più “immediato”: banchine fruibili, arredo urbano. 
secondo livello: un polo universitario, scientifico e tecnologico, per lo studio di nuovi materiali e di nuove tecnologie, orientate soprattutto verso i settori dell’ingegneria edile, meccanica, civile, nautica e chimica/un polo dedicato alla cultura, spazi di aggregazione, teatri, musei (ad esempio Museo della Scienza e dalla Tecnica), spazi per l’accoglienza turistica che mancano a Ravenna. Una darsena vivibile a tutte le ore e a tutte le stagioni, ad esempio la sera d’estate e d’inverno di giorno, con fiere e mostre. Non un’alternativa al centro Storico, ma un complemento.
Tutti questi poli possono essere integrati tra loro e devono essere localizzati scegliendo per primi gli edifici di archeologia industriale quali ad esempio il ‘Sigarone” e il Consorzio Agrario.
 
terzo livello: ricucitura della Darsena e del Parco Teodorico con le pinete del Parco del Delta (S. Vitale e Classe) sia a livello di “bosco urbano” che con infrastrutture di mobilità alternativa e sostenibile)



  • L’idea conclusiva è: “costruire il meno possibile, recuperare l’esistente ma, soprattutto “costruire” bene. Non “consumiamo” gli spazi ma viviamoli. 
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    Hanno partecipatoAngelo Biolcati, Giorgio Benelli, Gioia Gattamorta, Paola Bianchi, Paolo Focaccia, Giorgio Turchetti, Guerrino Gatta, Maurizio Montanari, Monica Marcucci, Valerio Calistri, Pietro Barberini, Francesca Santarella, Fabio Fratini, Sara Cuccu, Maurizio Bertozzi, Davide Morigi

    Proposta n. 17: VALORIZZARE IL PATRIMONIO CULTURALE E GIOVANILE DEL QUARTIERE PER TUTTA LA CITTÀ
    Oggetto:
    1) Spazio per giovani/e chiuso per ritrovo diurno e serale con consumi low cost con entrata gratuita o con tesseramento simbolico;
    2) Individuazione spazi per laboratori permanenti foto/pittura/mosaico/arte itinerante con la possibilità di lasciare le opere in apposite gallerie;
    3) Individuazione forme di gestione/finanziamento quali foresteria e mensa multietnica;
    4) Creare punto di aggregazione per le diverse culture per ospitare artisti per tenere corsi ad
    adolescenti e giovani;
    5) Spazio per commercio alternativo a filiera corta/etico/solidale;
     
    Quali proposte:
    Si potrebbe indicare il “Sigarone” come spazio in grado di racchiudere tutte le proposte potendo contenere la foresteria e la mensa e potrebbero portare un introito significativo.
    Sarebbe il luogo ideale di aggregazione multietnica e la foresteria potrebbe ospitare artisti/e chiamati/e a condurre laboratori per giovani/e lasciando poi lo spazio per l’esposizione delle opere e la possibile vendita.
    Cercare una formazione/scambio fra i diversi/e artisti/e per integrare le loro specializzazione ed ottenere nuove forme di arte.
    Naturalmente deve essere presente uno spazio ludico dove per i giovani/e e possibile ritrovarsi e condividere tempo anche slegato da qualsiasi forma di partecipazione alle altre attività, disincentivando il bere come unica forma di divertimento.
     
    Hanno partecipato:
    Laura Fedriga, Simona Ciobanu, Marisa Evangelisti, Giovanna Bezzi, Giovanni Tramonti, Nazzareno Filippini, Eleonora Ricci, Maurizio La Rosa



    ARTICOLO ESTRATTO DA "RAVENNA NOTIZIE"