sabato 23 febbraio 2013

16 LA BUTEGA AD GIORGIONI, OGGI


La Butega ad Giorgioni in città dal 1888 

Maurizio Giorgioni: “L’olfatto è uno dei cinque sensi e con i profumi dei nostri prodotti si vuole stimolare proprio questo importante recettore. Il mix dei profumi delle erbe con le spezie crea infatti un odore unico e particolarissimo che attira il passante anche da lontano” 

di Paolo Giulianini 

Ravenna è una città stupenda, racchiude in sé bellezze artistiche ed architettoniche oltre che naturali che né il tempo né l’opera dell’uomo sono ancora riusciti a consumare; ma Ravenna ha anche una storia di piccoli e grandi imprenditori che nel tempo hanno costituito un punto di riferimento per i ravennati di ieri e di oggi. 
Descrivere come sono nate, cresciute ed evolute le botteghe storiche di Ravenna può completare la conoscenza della storia cittadina. 
Una di queste è quella condotta dalla famiglia Giorgioni Ricciotti che nel lontano 1888 avviò un’attività di “Drogheria e Coloniali”. 
I clienti, afferma Maurizio Giorgioni titolare dell’omonima bottega nonché presidente del sindacato erboristi di Confcommercio Ravenna, entrano in “bottega” e sono accolti dall’aroma di spezie e aromi che, con le loro fragranze, saturano l’aria e questa miscela di odori e sapori è molto apprezzata. A Ricciotti, fondatore dell’attività, successe nella gestione il figlio Giulio, che continuò l’attività del padre e abilmente la sviluppò fino ad un epoca più recente. 
Giulio, pur mantenendo la tradizionale offerta del locale apportò profonde trasformazioni che contraddistinsero il dinamismo col quale amava condurre il proprio lavoro. In quegli anni di gestione maturò la convinzione che solo il naturale, abbinato ad una sempre maggiore professionalità in campo erboristico, potesse risultare la scelta vincente per il proseguo dell’attività. 

Venendo ai giorni nostri, il locale si è ora trasformato nella conosciutissima Butega, meta anche di molti turisti che ogni anno la frequentano e proprio a loro, principalmente, è dedicato il sito di e-commerce con cui si mantiene vivo il collegamento alla città che hanno visitato. 
Ora, nella gestione, a Maurizio si è affiancato il figlio Luigi sul quale sono riposte le speranze future sul proseguimento dell’attività. 

Sig, Giorgioni può raccontarci brevemente quelle che sono state le trasformazioni che nel tempo hanno interessato la sua attività? 
“Inizialmente l’attività era improntata al commercio di coloniali (the, caffè e zucchero) prodotti di drogheria, alimentari e pasta fresca con la quale rifornivamo anche le mense delle prime fabbriche del polo chimico ravennate. La trasformazione epocale del nostro negozio però avvenne quando mio padre Giulio, nel rapporto quotidiano con i clienti, intuì il bisogno crescente che loro avevano di poter consumare prodotti naturali e non trasformati a livello industriale. Iniziammo a proporre il miele artigianale delle nostre pinete e, da allora, iniziammo a percorrere una strada che ci ha portato all’attuale gestione. Questo avvicinarsi ai prodotti naturali mi convinse a tal punto che decisi di lasciare il lavoro sicuro che avevo in una banca ravennate per buttarmi anima e corpo in questa bellissima avventura”. 
Come è cambiato il modo di rapportarsi con la clientela tra la sua gestione e quella di suo padre Giulio? 
“La trasformazione della città negli anni ‘60 e ‘70, l’avvento della grande distribuzione, la pedonalizzazione del centro storico hanno fatto sì che una serie di prodotti che offrivamo fossero sempre più acquistati solo presso i primi supermercati. Si pensi alla pasta fresca, ai sottoli ad alcuni prodotti coloniali che, presentati anche in un packaging accattivante almeno per quel tempo e supportati da grandi campagne pubblicitarie, stimolavano l’acquisto dei clienti. A quel punto visto anche il buon rapporto con la clientela che ci incoraggiava a farlo, abbiamo concentrato i nostri sforzi sull’offerta di prodotti naturali e salutistici. Il passo successivo è stato proprio quello di specializzarsi sull’erboristeria e su tutta la gamma di prodotti naturali, non dimenticando il nostro primo amore e cioè le spezie”. 
Ha qualche aneddoto da raccontarci sull’attività e su come siano state fatte scelte cruciali per lo sviluppo futuro? 
“Sì, nel 1979 un apicoltore venne in bottega da mio padre e avendo avuto una produzione molto abbondante, gli offrì il suo miele in conto vendita. 
L’esperimento fu un grande successo e da allora non abbiamo più smesso di commercializzare tali prodotti: iniziammo a capire come si poteva evolvere l’attività. Allora le erbe officinali venivano acquistate da un grossista di Bagnacavallo, il sig. Minardi. Mio padre notò che il titolare dell’ingrosso, durante gli acquisti, non gli rivolgeva mai la parola e se lo faceva era sempre molto scortese. Così, incuriosito, gli chiese come mai assumesse tale atteggiamento nei suoi confronti e la risposta del sig. Minardi fu testualmente: “In pochi mesi lei ha venduto più erbe di tutti i miei clienti e non è neppure un erborista”. Dragoni rispose: “E’ vero, io sono un commerciante, ma mio figlio diventerà un erborista” e così in effetti avvenne”. 
Come ha influito il boom economico del dopoguerra, quando il cosiddetto miracolo italiano toccò anche la città di Ravenna? 
“Per noi il boom di quegli anni è stato rappresentato dai turisti che si recavano prima in città e poi al mare. Facevano acquisti di prodotti alimentari che poi consumavano sulle spiagge. In quegli anni avevamo un banco con oltre cinquanta diversi tipi di sottaceti e delle botti dalle quali si potevano acquistare olive di primissima qualità. Era un’offerta unica per la città”. 

Quali sensi e quali gusti si vogliono stimolare nella clientela che si reca in bottega? 
“L’olfatto è uno dei cinque sensi e con i profumi dei nostri prodotti si vuole stimolare proprio questo importante recettore. Il mix dei profumi delle erbe con le spezie crea infatti un odore unico e particolarissimo che attira il passante anche da lontano”. 
Un cliente che entra in un esercizio come il suo può vedere anche strumenti ed attrezzature del passato? 
“Abbiamo strumenti e foto sia del negozio che della città risalenti a diversi anni fa. Ad esempio nel laboratorio abbiamo un paiolo gigantesco dove venivano prodotti gli infusi d’erbe, all’ingresso del negozio si possono vedere i vasi usati alla fine dell’ottocento per contenere le erbe. Poi ve ne sono di epoca più recente. Inoltre, ci sono i riconoscimenti che nel tempo hanno premiato la nostra attività e tra questi, voglio ricordare le medaglie d’oro al lavoro che sono state consegnate prima a mio nonno e poi a mio padre”. 
Ora parliamo più in generale della sua professione e con questo vogliamo rappresentare anche i suoi colleghi; sappiamo che svolgete aggiornamenti continui con professionisti del settore e stimati medici. Ci spieghi come si forma un bravo erborista e quali studi deve affrontare per esercitare tale attività. 

“Per diventare erborista si deve seguire un corso di Studi (la cosiddetta Laurea Breve) organizzato da una Università al cui interno vi sia la Facoltà di Farmacia; poi è a discrezione del discente perfezionarsi con stage presso laboratori, industrie o esercizi commerciali, a seconda del tipo di professione che vorrà svolgere (ad esempio tecnici di laboratorio). La cosa basilare, secondo me, deve essere sempre l’aggiornamento che deve avvenire anche attraverso corsi collettivi organizzati dalle nostre strutture di riferimento: Confcommercio Ravenna ed IscomEr. Attraverso queste strutture si possono contattare i migliori professionisti, stimati medici omeopati e naturopati; ad esempio, recentemente si è concluso un corso di aggiornamento organizzato dall’associazione tenuto da due medici di provata esperienza nel campo della medicina naturale, il dott. Marco Brancaleoni (medico chirurgo) e il dott. Giuseppe Leardini (medico chirurgo, esperto in omeopatia fitoterapia e agopuntura). 

E’ proprio dal contatto diretto con questi docenti che si cresce anche culturalmente, ci si confronta con i colleghi e contestualmente si apprendono nozioni che ci fanno meglio capire il funzionamento dei prodotti nel corpo umano. L’erborista moderno deve avere profonde radici nella grande tradizione erboristica italiana; per questo abbisogna di studi scientifici che avvalorino l’efficacia dei prodotti con la particolare attenzione di non ledere mai la salute del cliente, bensì di aiutare il riequilibrio dell’intero organismo. Possiamo quindi dire con convinzione che il cliente che si avvicina ad un erborista non trova solo un commerciante, ma un consulente disponibile a consigliarlo e ad indirizzarlo su alimenti e prodotti più confacenti alle sue esigenze”. 
Ai suoi clienti quali rimedi proporrebbe in preparazione dell’estate? 
“Innanzitutto consiglio di fare una disintossicazione dell’organismo dopo il periodo invernale e per questo ci sono diversi prodotti. Consiglio anche di riequilibrare l’intestino ed infine di attuare un riequilibrio dei sali e delle vitamine che in particolare in estate fanno bene alla pelle. E’ importante depurare e rafforzare l’organismo perché fegato ed intestino sono i nodi cruciali per la nostra salute. L’integrazione minerale e vitaminica aiuta a sopportare meglio gli sbalzi termici oltre a favorire una bellissima abbronzatura e a prevenire l’invecchiamento della pelle. 

Ma soprattutto consiglio loro di rivolgersi con fiducia agli erboristi che investono nella propria formazione organizzata da strutture serie e professionalmente preparate”.

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